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Mercato dei serramenti in Italia. Il Rapporto Cresme 2017 offre il quadro.

Pubblicato il Rapporto congiunturale e previsionale 2017 sul mercato dei serramenti in Italia realizzato in collaborazione con CNA Produzione e Consorzio Legnolegno. Colma un importante vuoto informativo.

E’ stato presentato stamane a Roma presso la sede nazionale di CNA il Rapporto congiunturale e previsionale 2017 sul mercato dei serramenti in Italia realizzato dall’Istituto di ricerca Cresme in collaborazione con CNA Produzione e il Consorzio Legnolegno.

L’occasione è stata colta al volo da CNA per sollecitare e sensibilizzare il mondo della politica sul tema della proroga delle agevolazioni fiscali del 65%. Un argomento che è da sempre un cavallo di battaglia della Confederazione artigianale.

Lo studio in 81 pagine, ricche di dati e tabelle, racconta, dopo un breve inquadramento internazionale, come è strutturato il settore dei serramenti, le dimensioni e le caratteristiche dello stock di finestre nel 2017 fino a cercare di delineare il mercato dei serramenti nel quinquennio 2016-2020.

La ricerca contiene l’analisi del mercato del serramento in termini di:

-stime sul mercato porte e finestre per tipologia di prodotto (legno, alluminio, pvc) e Regioni;

-stime del mercato della produzione e della distribuzione;

-focus su nuove tecnologie e evoluzione del mercato.

Il Rapporto sul mercato dei serramenti colma di fatto un pesante vuoto informativo anche se, presentandolo, il direttore di Cresme Lorenzo Bellicini preferisce prudenzialmente parlare di “numero zero”: “E’ una prima edizione da affinare nel corso del tempo possibilmente con la collaborazione di chi opera dentro un settore che è molto articolato”.

Dal canto suo, Valentina Di Berardino, responsabile nazionale di CNA Produzione evidenzia l’utilità dello studio per le aziende del settore: “Il Rapporto vuole costruire un quadro informativo del settore in modo da fornire alle aziende uno strumento di analisi del mercato, di scenario di evoluzione del settore, dei prodotti e della normativa tecnica. L’obiettivo della ricerca è valorizzare il comparto del serramento e di fornire alle aziende del settore uno strumento utile da cui partire per orientare le proprie scelte strategiche”.

Ma come utilizzare la ricerca? Lo spiega Stefano Mora, direttore generale del Consorzio Legnolegno che ha collaborato con CNA e Cresme al fine di impostare l’analisi in funzione delle specificità tecniche ed imprenditoriali proprie del settore: “Le aziende del settore (intese come aziende dell’intera filiera) potranno utilizzare i dati e le informazioni del report al fine di verificare le proprie strategie operative, in special modo per quanto riguarda i canali distributivi ed il posizionamento sul mercato.

In uno scenario come quello attuale, fatto di forte parcellizzazione produttiva e distributiva, diviene infatti rilevante individuare correttamente il posizionamento dell’azienda e del prodotto, soprattutto in termini “qualitativi”. Credo che avere informazioni circa gli andamenti dei diversi canali distributivi possa essere determinante anche al fine di orientare e massimizzare gli investimenti in sviluppo prodotto e comunicazione al mercato.

Ben venga, dunque, questo ‘numero zero’ da cui tutto l’ampio settore dei serramenti e delle chiusure può partire per cercare di costruire una fotografia se stesso più aderente alla realtà e meno “si dice”.

Qui sotto un breve estratto del Rapporto che è in vendita presso Cresme

 

LE DIMENSIONI E LE CARATTERISTICHE DELLO STOCK DI FINESTRE NEL  2017

216,1 milioni di finestre

E’ la misura del numero di finestre presenti negli edifici residenziali, in quelli per ufficio, negli edifici scolastici e in quelli alberghieri. Nel computo, pertanto, sono escluse: le facciate continue; le vetrine degli esercizi commerciali; e le chiusure trasparenti di quei fabbricati (capannoni industriali, manufatti agricoli, strutture ospedaliere, ecc.) la cui destinazione d’uso prevede frequentemente soluzioni serramentistiche particolari o di difficile quantificazione.

Più precisamente: 216.122.930 serramenti esterni, di cui 208 milioni sono installate negli edifici esclusivamente o prevalentemente ad uso residenziale; 3,5 milioni negli edifici per ufficio; 2.138.000 nelle scuole e 2.021.000 negli alberghi.

Le finestre negli edifici residenziali

Lo stock dei serramenti esterni, negli edifici residenziali, rappresentano la dimensione indubbiamente più rilevante nel parco degli immobili in Italia: 208 milioni di finestre che includono: 173.306.000 nelle abitazioni occupate da persone residenti; 31.720.000 nelle abitazioni non occupate e 3.444.000 negli uffici situati in edifici residenziali.

La superficie trasparente complessiva è di circa 405,2 milioni di mq. Si tratta di un dato importante poiché, in un mercato trainato in larghissima misura dalla sostituzione di serramenti preesistenti, rappresenta la domanda complessiva nei prossimi decenni. Le finestre sono sostituite, infatti, prevalentemente in seguito ad usura e/o malfunzionamento dovute all’epoca di installazione; a scopo di protezione contro il rumore esterno; al fine di consentire un risparmio energetico; per motivi estetici, spesso nel quadro di una riqualificazione complessiva; per la sicurezza da intrusione. In definitiva, per il benessere degli abitanti.

Queste sono “molle” decisionali che scattano periodicamente (a seguito di svariati fattori) nei proprietari immobiliari. Considerando che il ricorso alla manutenzione costante sembra aver perso l’importanza rivestita nel passato (anche a seguito dell’introduzione di nuovi materiali), la misura della periodicità, applicata ai 208 milioni di finestre, quantifica il potenziale medio annuo del mercato prevalente, quello della riqualificazione.

La costituzione e le caratteristiche del parco finestre in italia

Le finestre nello stock residenziale

La dotazione di finestre nell’attuale stock edilizio residenziale ha seguito un processo di costituzione, negli anni, con velocità diverse: periodi di intensa attività edilizia di nuova costruzione che svolgevano un contributo importante alla costituzione dello stock (gli anni ’60 e ’70, ma anche il primo decennio del 2000), e fasi di crisi edilizia con un flusso ridotto di nuove costruzioni (periodo bellico, anni ’90, e l’attuale periodo) e, conseguentemente di serramenti nelle nuove abitazioni.

Nel susseguirsi del tempo, le mode architettoniche, le tipologie edilizie e le modalità costruttive hanno modificato i tipi di finestra: i serramenti tradizionali a battente hanno ceduto un po’ di mercato alle porte finestre, ai serramenti a bandiera, a scorrimento, ad anta-ribalta, ecc. Ed è stato modificato anche il materiale di realizzazione, nel passato quasi esclusivamente in legno, poi anche in alluminio, acciaio e pvc e misto.

Le caratteristiche del parco finestre al 2017

La maggior parte dei serramenti esterni in dotazione alle abitazioni è oggi in legno (55%) seguiti dall’alluminio (24%) dal PVC (11%) e da manufatti in acciaio o misti legno/altro materiale (10%). Ma l’aspetto più interessante di questa informazione è l’articolazione per epoca di costruzione degli edifici residenziali:

– 73 milioni di finestre, presenti negli edifici realizzati prima degli anni ’60, sono in prevalenza in legno (51%) seguito da alluminio (25%) e PVC (12%). Si tratta di finestre che hanno subito almeno una volta il ciclo della sostituzione, ma quelle installate in edifici ante 19 sono almeno al secondo ciclo. E i rimpiazzi di questi serramenti sono avvenuti anche nel periodo più recente con una quota di materiale diverso da quello originale, ed è per questo motivo che fra le tre epoche di costruzione si trova una quota più elevata di PVC;

-96 milioni di finestre, nelle case costruite negli anni ’60, ’70 e ’80 hanno subito 1 o 2 sostituzioni avvenute fra gli anni 2000 e questi ultimi anni. Rispetto agli edifici sorti in epoche più lontane si riscontra una maggiore presenza del legno, ma anche una quota maggiore dell’alluminio;

-39 milioni di finestre, in edifici costruiti dopo il 1990, per la stragrande maggioranza non hanno ancora avuto necessità di una sostituzione (almeno per usura) e mantengono ancora gli infissi originali, prevalentemente (e in misura maggiore rispetto alle altre epoche di costruzione) in legno.

L’import-export italiano di infissi

In questo scenario vanno inserite le dinamiche dell’export di infissi delle imprese produttrici italiane. Considerando porte, finestre e loro intelaiature, stipiti e soglie, in legno, alluminio, plastica, vetro, ferro e acciaio, il 2017 dovrebbe chiudersi con un valore complessivo delle esportazioni pari a circa 625 milioni di euro, in decisa crescita rispetto ai 566 milioni registrati nel 2016.

L’importanza del grado d’isolamento termico degli infissi

di Redazione Tecnica per EdilTecnico

Dal grado termico degli infissi dipendono numerosi fattori, uno dei quali è la capacità di coibentazione energetica dell’abitazione. Dei buoni infissi sono pensati per non far fuoriuscire il calore. Specialmente gli infissi moderni sono realizzati con materiali particolari e per mezzo ditecnologie innovative.

Il grado d’isolamento termico degli infissi: cos’è

Il grado d’isolamento termico degli infissi rappresenta il coefficiente dello scambio termicoPiù è basso lo scambio termico e migliore è l’efficienza degli infissi, in quanto il calore presente nell’abitazione non tenderà ad abbandonare il luogo.

Il grado d’isolamento termico viene misurato in relazione ai materiali e alle tecnologie utilizzate. Talvolta è persino possibile che un alto grado d’isolamento termico sia dovuto principalmente a un mix di diversi materiali e diverse tecnologie. Non basta, quindi, che i materiali utilizzati per aumentare il grado termico degli infissi abbiano un’alta capacità termoisolante. Perché il grado sia davvero alto, bisogna anche calcolare le distanze e prevedere l’utilizzo di tecnologie innovative, come le camere d’aria.

I gradi d’isolamento termico delle finestre e degli infissi corrispondono a delle classi

Così, la classe Oro è quella più elevata e prevede una quasi inesistente trasmittanza termica. In seguito è possibile trovare le classi A+ e A, comunque considerate tra le migliori per quanto concerne la coibentazione energetica. Subito dopo si collocano le classi BCD in relazione alla loro capacità di coibentazione. Generalmente, le tecnologie utilizzate per produrre gli infissi di queste classi vengono considerate come vecchie e la loro trasmittanza termica non è tra le migliori.

La classe più diffusa in Europa è la D, con un isolamento termico molto basso. Esistono anche delle variazioni delle principali classi, come gli infissi A-, leggermente peggiori della categoria A. Subito dopo la categoria D, considerata insufficiente, si posizionano le classi peggiori: E, F, G, H, I. L’ultima classe ha una trasmittanza termica molto elevata (quasi di 300W/m^2K) ed è in grado di non lasciar passare soltanto il vento.

La trasmittanza termica nel dettaglio

Gli infissi di classe A, con un buon isolamento, hanno una trasmittanza termica di 1.3W/m^2KQuelli di classe B trasmettono 2.0W/m^2K. Andando ancora più in giù si hanno 3w/m^2K persi nel caso degli infissi di classe C.

Ovviamente, gli infissi peggiori, quelli di classe D, hanno un isolamento molto basso perdendo più di 5.0W/m^2K. Le categorie inferiori presentano un coefficiente d’efficienza ancora più basso.

Altri fattori

Gli infissi peggiori dal punto di vista della coibentazione termica, sono anche quelli meno eco-sostenibili. Oggigiorno vengono ampiamente utilizzati materiali ecologici per produrre gli infissi. Per esempio, il legno, gomme speciali, PVC, resine e alluminio. I vantaggi dell’utilizzo di questi materiali sono molteplici: si spazia dalla già citata migliore coibentazione fino a un grado più elevato di aerazione.

Come scegliere gli infissi: i materiali, le prestazioni e i tipi di vetro

di Luca Re per QualEnergia.it

Di legno, PVC o alluminio? Con doppio o triplo vetro? Queste sono le domande più immediate, quando si decide di sostituire gli infissi della propria casa.

Ci sono tanti altri elementi da considerare, dall’ecobonus alla posa in opera, passando per le eventuali schermature solari (magari integrate nelle finestre), le caratteristiche speciali dei vetri e il loro grado di fonoisolamento, senza dimenticare i serramenti ibridi, ad esempio alluminio/legno.

Le variabili per scegliere la finestra “giusta”, a ben vedere, sono molto più complesse di quanto si possa pensare all’inizio. Cerchiamo di riassumere alcuni punti generali, grazie anche ai consigli dell’architetto Rudi Zancan, relatore a corsi e conferenze sulle finestre.

Detrazioni fiscali

Per prima cosa, ricordiamo che fino al 31 dicembre 2016, salvo proroghe, è possibile usufruire della detrazione fiscale del 65%, il cosiddetto ecobonus, valida anche per la sostituzione dei serramenti.

Ci sono tre requisiti tecnici imprescindibili: l’intervento, si legge nel vademecum ENEA, deve configurarsi come sostituzione o modifica di elementi già esistenti (e non come nuova installazione) e, inoltre, deve delimitare un volume riscaldato verso l’esterno o verso vani non riscaldati.

I nuovi infissi, infine, devono garantire un valore di trasmittanza termica (Uw) inferiore o uguale ai limiti riportati nella tabella 2 del D.M. 26 gennaio 2010 secondo le varie zone climatiche italiane.

I materiali

I serramenti possono essere di legno, PVC e alluminio, anche in combinazioni ibride per sfruttare i vantaggi di due materiali diversi. Ad esempio, una buona soluzione può essere l’alluminio all’esterno e il legno all’interno, ottenendo così un infisso molto resistente alle intemperie e con elevate prestazioni energetiche, grazie alle proprietà del legno, che vanta una conducibilità del calore piuttosto bassa.

Gli infissi puramente metallici, invece, per “lavorare” bene dovrebbero avere un profilo con un ottimo taglio termico. Quest’ultimo è costituito da un elemento in materiale sintetico che unisce i profili interni ed esterni in alluminio, eventualmente integrato da inserti di schiuma isolante.

Per quanto riguarda il PVC, il consiglio è partire sempre almeno da un profilo da 70 mm con almeno cinque camere. Le camere sono delle cavità d’aria dentro i profili: più sono e più aumenta l’isolamento termico e acustico della finestra.

I materiali/2

Va detto che i valori limite Uw imposti dalla legge si raggiungono con una certa facilità, a prescindere dal tipo di materiale.

La scelta tra legno, PVC e alluminio, quindi, dipende moltissimo da una combinazione di estetica – quale carattere si vuole dare agli ambienti – durabilità, e in questo senso gli infissi metallici danno il massimo, e un occhio al portafoglio, dove il PVC generalmente è la soluzione più economica. L’importante è configurare e installare i serramenti nel modo più corretto.

Quale tipo di vetro

Al vetro tradizionale è bene preferire un doppio triplo vetro basso emissivo, con le vetrocamere riempite di gas argon, il più frequentemente utilizzato, o gas kripton, più efficace ma anche più costoso e difficile da reperire.

Basso emissivo, semplificando un po’, significa che la superficie interna del vetro è ricoperta di una patina invisibile di un determinato metallo, ad esempio l’argento. La funzione della patina è riflettere il calore, trattenendolo nell’ambiente e riducendo le dispersioni termiche.

Il vantaggio si avverte soprattutto d’inverno, con una conseguente diminuzione delle spese di riscaldamento, e anche in termini di comfort, perché le superfici vetrate non saranno più fredde e si potrà soggiornare vicino alle finestre senza avvertire sgradevoli sensazioni.

Poi ci sono i vetri selettivi o a controllo solare, con uno strato di ossidi metallici applicato all’esterno, per respingere la radiazione solare e, quindi, impedire il surriscaldamento degli spazi interni. Bisogna valutare con attenzione l’utilizzo delle diverse stanze, per capire quale combinazione di vetri sia la più conveniente e confortevole.

Lo svantaggio principale dei vetri selettivi è che fanno passare un po’ meno luce rispetto a quelli bassi emissivi. Sono utili soprattutto d’estate, per contribuire a mantenere freschi gli ambienti e ridurre il fabbisogno energetico dei climatizzatori.

Per dare un’idea dei valori di trasmittanza termica dei vetri (Ug), se consideriamo un doppio vetro tradizionale, come quello in uso negli anni 70’-80’ siamo intorno a Ug 3 W/m2K, mentre scendiamo a circa 1,1 con un doppio vetro basso emissivo e addirittura a 0,5-0,7 nel caso di un triplo vetro basso emissivo.

L’importanza delle schermature

Da non trascurare assolutamente l’importanza di una buona schermatura esterna. Oltre alle soluzioni classiche come scuri, persiane, frangisole e avvolgibili, si può valutare l’installazione di serramenti con veneziane integrate fra i vetri o di speciali tapparelle che si trasformano in veneziane, grazie alle stecche orientabili e quindi modulabili a piacere, secondo l’intensità dell’irraggiamento solare si veda lo Speciale Tecnico di QualEnergia.it)

La posa in opera

Un altro aspetto di fondamentale importanza è la corretta posa in opera delle finestre. Il rischio, altrimenti, è vanificare le prestazioni energetiche degli infissi. Quindi occorre prestare attenzione alla perfetta sigillatura dei giunti, ad esempio con nastri adesivi autoespandenti in grado di tappare tutte le fessure.

Anche i cassonetti vanno isolati con materiali adatti.

Potere fonoisolante

Per quanto riguarda, infine, il fonoisolamento, va detto che si entra in un campo molto complesso, in cui entrano in gioco diversi elementi, dal corretto montaggio dei serramenti all’isolamento acustico dell’intera facciata dell’edificio, passando anche per la scelta dei vetri. Per questi ultimi, il riferimento è dato dal potere fonoisolante (Rw) espresso in decibel: più è alto e migliore sarà l’isolamento acustico.

Allora è consigliabile stare nella forchetta 30-46 db, sapendo però che ci sono vetri con vetrocamere asimmetriche che arrivano a 48-50 db. I

l consiglio, comunque, è rivolgersi a un professionista esperto del settore, per un sopralluogo e una valutazione approfondita dell’inquinamento acustico e dei possibili rimedi.